Questo articolo è stato letto 1 3,343 volte
Le origini
Melkor fu generato da Eru Ilúvatar, il dio creatore dell’universo tolkeniano, insieme a tutti gli altri Ainur, spiriti immortali paragonabili agli angeli delle religioni abramitiche; il suo nome significa “Colui che si leva in potenza” in lingua Quenya, poichè era il più potente fra tutti gli Ainur, ma aveva una visione limitata della mente del proprio creatore.

Melkor dedicò la sua vita alla ricerca della Fiamma Imperitura così da poter riempire il Grande Vuoto, che circondava le Sale Senza Tempo di Eru, con le sue idee di creazione; egli però non sapeva che la Fiamma era posseduta da Ilúvatar e che quindi la sua ricerca era inutile. Fu durante questa sua ricerca solitaria nel Vuoto che Melkor sviluppò i primi pensieri indipendenti.
Quando Eru convocò tutti gli Ainur per intonare l’Ainulindalë, la Grande Canzone, Melkor cominciò ad inserire i suoi pensieri nella musica, creando così una dissonanza che travolse i suoi fratelli vicini ed alcuni intonarono il suo pensiero. La dissonanza crebbe sempre più, trasformando la Canzone in un turbinio di suoni paragonabili ad una tempesta; fu allora che Eru si alzò ed introdusse un secondo tema alla musica, ma anch’esso fu travolto dalla dissonanza di Melkor tant’è che molti Ainur cessarono di cantare presi dallo sconforto. Allora Ilúvatar introdusse un terzo tema, molto più potente del secondo: si crearono così due canzoni cantate all’unisono.

Eru, furioso, interruppe la musica e rimproverò Melkor, il quale si vergognò e cominciò a covare ira per il proprio creatore.
In seguito Ilúvatar mostrò agli Ainur il risultato della loro musica: Arda.
La Prima Guerra
Innumerevoli Ainur allora scesero sul pianeta per dargli forma, di questi i quindici più forti divennero i Valar, mentre gli altri divennero i Maiar.
Melkor rivendicò la creazione come sua, ma gli altri Valar scelsero come capo Manwë, poichè era colui che conosceva meglio la mente di Eru. Fu allora che Melkor si oppose ai suoi fratelli, distruggendo ogni loro creazione; i Valar cercarono di opporsi a lui, ma tale era il suo potere che per molto tempo ebbe la meglio contro i suoi quattordici fratelli. Solo quando Tulkas, l’ultimo Valar, arrivò sul pianeta che Melkor fu costretto alla fuga da Arda.
La distruzione della Lampade
Durante l’assenza di Melkor, i Valar finirono di dare forma al mondo e costruirono due grandi Lampade per illuminarlo: al nord eressero Illuin e al sud Ormal.
Quando Melkor tornò su Arda, raggruppò tutti i Maiar che avevano cantato la dissonanza insieme a lui e costruì la grande fortezza malvagia di Utumno, chiamata anche Udûn (Sindarin per “Inferno“), nel nord della Terra di Mezzo, circondata da altissime montagne.

Prima che i Valar potessero trovare la sua fortezza, Melkor attaccò le Lampade e le distrusse; i due fuochi bruciarono gran parte del mondo e costrinsero i Valar ad ignorare il Grande Nemico in modo da poter spegnere le fiamme. In seguito essi lasciarono la Terra di Mezzo e andarono nel continente occidentale di Aman, dove costruirono Valinor, dove Yavanna generò i due grandi Alberi che illuminarono tutto il continente.
Nel frattempo però il Signore Oscure ebbe il completo controllo della Terra di Mezzo e costruì la fortezza di Angband, che lasciò in comando a Sauron.
Durante questo periodo i Valar stavano aspettando il risveglio degli Elfi ed erano quindi impauriti di muovere guerra contro Melkor per timore di causare gravi danni al pianeta. Quest’errore permise a loro fratello di scoprire per primo gli Elfi e di rapirne molti, trasformandoli in Orchi tramite torture e magie oscure.
L’Era degli Alberi
Quando i Valar scoprirono del risveglio degli Elfi, mossero guerra al Signore Oscuro (chiamata “Guerra per il bene degli Elfi“); i padroni di Valinor vinsero lo scontro, espugnando Utumno e rinchiudendo Melkor nelle Sale di Mandos, l’aldilà dove le anime dei Figli di Iluvatar aspettano il loro destino, per tre ere. Nella fretta di imprigionare il fratello essi dimenticarono di cercare nelle sale di Utumno, lasciando così sia i Balrog che Sauron in libertà.

Dopo le tre ere di prigionia Melkor finse rimorso e Manwë lo liberò. Per un periodo sembrò che egli avesse effettivamente perso la propria malvagità, ma in realtà il suo unico pensiero era di vendicarsi sugli Elfi, i quali incolpava della propria prigionia, corrompendoli.
Il Corruttore allora cominciò a raccontare bugie ai Noldor, il gruppo elfico che considerava il più manipolabile: raccontò loro della prossima venuta degli Uomini, cosa i Valar avevano tenuto segreta, facendogli credere che erano stati condotti ad Aman solo per poter dare la Terra di Mezzo agli Uomini.
I Noldor cominciarono a ribellarsi ed a capo della rivolta vi era Fëanor, figlio del re dei Noldor Finwë. I Valar ignorarono la situazione, ma quando Fëanor mostrò violenza contro il fratello lo convocarono per interrogarlo sulle sue azioni. Egli raccontò loro delle parole di Melkor e Tulkas si mosse subito alla cattura del fratello, ma non lo trovò.
In seguito il Signore Oscuro tentò di stringere amicizia con Fëanor in modo da poter rubargli i Silmarilli, gemme di enorme potere create dalla luce degli Alberi, ma il signore elfico lo cacciò.
Melkor allora andò a sud e strinse un’alleanza col ragno Ungoliant; i due tornarono a Valinor, dove il ragno consumò la vita e la luce dagli Alberi, lasciando nuovamente il mondo nell’oscurità. Durante la fuga da Aman Melkor tornò nella fortezza dei Noldor e rubò i Silmarilli e tutti gli altri gioielli presenti, uccidendo Finwë nel mentre.

Dopodichè i due alleati si rifugiarono nella Terra di Mezzo, la vendetta del Signore Oscuro sui Valar era completa; ma egli non volle mantenere la promessa fatta ad Ungoliant, ovvero di placare la sua fame infinita. Il ragno, divenuto di dimensioni e potenza immani dopo aver consumato la luce di Valinor, si accorse delle intenzioni di Melkor e lo attaccò dopo che egli si rifiutò di consegnarle i Silmarilli. Le urla di dolore del Corruttore richiamarono i Balrog che riuscirono a mettere in fuga Ungoliant. In seguito ricostruì Angband e creò una corona di ferro nella quale incastonò i tre gioielli.
Fëanor, scoperta la morte del padre ed il furto dei Silmarilli, ribattezzò Melkor in Morgoth “Nemico Oscuro“, raccolse la sua gente e la condusse nella Terra di Mezzo dando così inizio alla Guerra per i Gioielli.
La Guerra per i Gioielli
La guerra iniziò con l’arrivo dei Noldor nel nord del Beleriand, dove furono subito attaccati da un esercito di orchi provenienti dal Angband; gli Elfi vinsero nonostante il numero maggiore di Orchi, ma Fëanor condusse la sua avanguardia all’inseguimento sperando di arrivare fino a Morgoth. Arrivati vicini ad Angband essi furono circondati dagli orchi e dai Balrog, il re dei Noldor fu mortalmente ferito da Gothmog, il capo dei Balrog. I suoi figli arrivarono troppo tardi per salvarlo ed egli morì poco dopo.

In seguito le forze di Morgoth riuscirono anche a prendere prigioniero Maedhros, il figlio maggiore di Fëanor.
Dopo poco tempo giunse anche Fingolfin, fratellastro di Fëanor e nuovo re dei Noldor, insieme ai suoi seguaci e sfociarono tensioni fra i due gruppi di Elfi a causa del tradimento compiuto da Fëanor ai danni dei Teleri, cosa che costò l’esilio da Aman per tutti gli Elfi che vi parteciparono.
Morgoth tentò di sfruttare la situazione, ma fu interrotto dalla creazione del sole e della luna da parte dei Valar; la luce accecò il suo esercito e costrinse l’Oscuro Signore a creare nuvole nere sulle sue terre.

Durante questo periodo di disorientamento Fingon, figlio di Fingolfin, riuscì a salvare Maedhros e a riunificare i Noldor. Con la riunione del popolo elfico si vennero a creare potenti regni nel Beleriand e riuscirono anche ad assediare Angband.
Dopo 100 anni di guerra Morgoth realizzò che gli orchi erano inefficaci contro la forza degli Elfi, così decise di creare creature ancora più malvagie e deviate; un secolo più tardi schierò in battaglia Glaurung, il primo drago, il quale riuscì a mandare in fuga l’esercito elfico che assediava Angband, ma alla fine fuggì davanti alle frecce degli arcieri di Fingon. Egli infatti non era ancora divenuto adulto e le frecce elfiche erano un pericolo per le sue scaglie.
Quando i primi Uomini arrivarono nel Beleriand, Morgoth si finse uno di loro per corromperli; molti Uomini gli giurarono fedeltà, mentre i pochi che resistettero alle sue menzogne presero il nome di Edain.
Dagor Bragollach
Nel 455 della Prima Era Morgoth decise di rompere definitivamente l’assedio ad Angband: durante la notte fece eruttare la Montagne Ferrose, dando fuoco ai campi dell’Ard-galen ed uccidendo tutti gli Elfi lì presenti; subito dopo un enorme esercito di Orchi, Balrog e un adulto Glaurung uscirono dal muro di fuoco e fumo e sterminarono molti dei Noldor presenti.
Fu allora che Fingolfin cavalcò fino alle porte della fortezza del male e sfidò a duello l’Oscuro Nemico; durante il duello il re degli Elfi ferì Morgoth otto volte, ma infine fu schiacciato dall’avversario. Le ferite subite da Melkor non potevano essere guarite e lo resero zoppo.

Le restanti forze del bene, composte da Noldor e da Edain, cominciarono a respingere l’attacco orchesco, fino a che Morgoth non ordinò la ritirata, poichè sapeva di aver vinto un’importante battaglia, ma anche che le sue perdite erano per numero al pari di quelle dei nemici.
La battaglia prese il nome di Dagor Bragollach, ovvero “battaglia della fiamma improvvisa“.
Il furto del Silmaril
Tempo dopo l’Elfa Lúthien ed il suo amante Umano Beren entrarono nella corte di Morgoth con l’intento di rubare i Silmarilli; per riuscirci si travestirono, ma furono scoperti dal Signore Oscuro, allora Lúthien si propose di cantare una canzone. Cantando generò un incantesimo che fece addormentare tutti i presenti e permise a Beren di prendere un Silmaril dalla corona di ferro, ma non riuscì a rubarne altri in quanto Melkor cominciò a risvegliarsi.

I due fuggirono, ma furono aggrediti dal mannaro Carcharoth, che mangiò la mano di Beren insieme al gioiello; il dolore causato dal Silmaril lo rese folle e lo fece fuggire, mentre i due avventurieri presero il volo sopra Thorondor, il re delle Aquile.
La furia di Morgoth per la perdita del gioiello fece eruttare le Montagne Ferrose.
La battaglia delle innumerevoli lacrime
20 anni dopo la vittoria del Dagor Bragollach le spie di Melkor gli rivelarono che Maedhros era intento a creare un’unione di Elfi, Nani e Uomini per contrastarlo.
Decine di migliaia fra Elfi, Umani e Nani si scontrarono contro le gigantesche armate del male sotto le pendici dei tre vulcani di Thangorodrim, davanti ad Angband, in quella che fu poi chiamata Nírnaeth Arnoediad (la battaglia delle innumerevoli lacrime).

I regni del bene furono sonoramente sconfitti dalle orde di Morgoth, durante la battaglia perirono: Fingon, Azaghâl, il re dei Nani di Belegost, e gli eroi umani Huor e Bór.
Húrin, il più grande guerriero degli Uomini, fu preso prigioniero mentre difendeva l’ultimo erede al trono del regno elfico di Gondolin, Turgon. L’Uomo fu torturato dal Signore Oscuro, che voleva sapere l’ubicazione della città di Gongolin. Una delle torture fu la corruzione dei figli di Húrin, Túrin e Níniel.
Il risultato della battaglia fu devastante: gli eserciti del bene furono obliterati, nessun regno (eccetto Gondolin) fu più in grado di resistere alle orde di Morgoth, l’Hithlum fu occupato dagli Easterlings, le armate del male furono libere di andare a sud e di saccheggiare il regno elfico di Falas, il regno di Nargothrond cadde circa 20 anni dopo (495 della Prima Era) invaso da Glaurung insieme ad un’armata orchesca.

La caduta di Gondolin
Pochi anni dopo la grande vittoria Morgoth riuscì a catturare Maeglin, un nobile di Gondolin e parente di Turgon, e gli fece rivelare l’ubicazione della città nascosta. La attaccò nel 510 della Prima Era.
La battaglia sotto le mura durò per interi giorni, ma alla fine gli elfi non poterono competere con il numero soverchiante degli Orchi nè con la potenza dei Balrog e dei draghi. La maggior parte degli Elfi perì, gli Uomini corsi in loro soccorso fecero la stessa fine; durante le fasi finali della battaglia il nobile Elfo Ecthelion riuscì ad uccidere il Signore dei Balrog Gothmog, morendo nel mentre.

Con la caduta di Gondolin la vittoria di Morgoth fu completa: la Terra di Mezzo era di nuovo in suo possesso, la maggior parte dei Noldor era stata sterminata e rimanevano solo pochi luoghi sicuri per le forze del bene nel Beleriand.
Guerra dell’Ira
I Valar però ebbero compassione per i popoli sconfitti, così si mossero contro il fratello: da Aman giunse il più grande esercito elfico mai visto, capeggiato dai Valar e dai Maiar, al quale si aggiunsero i restanti Noldor, Nani, Uomini del Beleriand e le Aquile. Le forze di Morgoth erano composte da milioni di Orchi, Balrog, draghi, mannari e tutte le creature malvagie di quelle terre.
Dopo una battaglia durata due anni le forze di Valinor distrussero Angband; durante le fasi finali della lotta Alcalagon il Nero, il più grande e potente dei draghi, fu ucciso dalle Aquile e la sua caduta abbattè Thangorodrim. Lungorthin, il capitano dei Balrog, perì e gli altri mostri fuggirono dalla battaglia.

Alla fine i Valar catturarono Melkor e lo riportarono ad Aman, dove fu giudicato e condannato: i due Silmarilli rimasti gli furono sottratti, la sua corona di ferro fu trasformata in un collare, al quale attaccarono le stesse catene con le quali era stato imprigionato ere prima, ed infine fu gettato attraverso la Porta della Notte, un portale che conduce al Vuoto.

Dagor Dagorath
Secondo una profezia alla fine dei tempi Morgoth troverà il modo di liberarsi e tornare su Arda, causando la Dagor Dagorath (Sindarin per “battaglia delle battaglie“), durante la quale verrà ucciso da un redivivo Túrin.