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Direttiva EU: Cosa Cambia Per i Memers?

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Salve a tutti utenti di Mente Digitale, io sono Giuseppe Davide Di Mauro, moderatore della pagina Sesso Droga e D&D e da oggi autore anche qui.

Il motivo per cui sto scrivendo questo articolo è sotto gli occhi di tutti coloro che in questi giorni hanno provato ad aprire Wikipedia o seguono pagine che pubblicano Memes, cioè la direttiva dell’Unione Europea per quanto riguarda il diritto d’autore, che potrete leggere integralmente a questo link.

Meme trovato sulla pagina Facebook “Dottor Commodore

La problematica principale di questa direttiva sono gli articoli 3, 11 e 13 soprannominati rispettivamente come Data Mining, Link-Tax e Upload Filter, in quanto sono i temi che vorrebbero regolamentare.

Partiamo con l’analisi singola di questi 3 articoli e dei loro effetti, per poi passare a capire come potrà influenzare la possibilità di creare nuovi contenuti virali come ad esempio un nuovo meme.

Pronti? Via!


Articolo 3

Estrazione di testo e dati

  1. Gli Stati membri dispongono un’eccezione ai diritti di cui all’articolo 2 della direttiva 2001/29/CE, all’articolo 5, lettera a) e all’articolo 7, paragrafo 1, della direttiva 96/9/CE e all’articolo 11, paragrafo 1, della presente direttiva per le riproduzioni e le estrazioni effettuate da organismi di ricerca ai fini dell’estrazione di testo e di dati da opere o altro materiale cui essi hanno legalmente accesso per scopi di ricerca scientifica.
  2. Qualsiasi disposizione contrattuale in contrasto con l’eccezione di cui al paragrafo 1 è inapplicabile.
  3. I titolari dei diritti sono autorizzati ad applicare misure atte a garantire la sicurezza e l’integrità delle reti e delle banche dati in cui sono ospitate le opere o altro materiale. Tali misure non vanno al di là di quanto necessario per il raggiungimento di detto obiettivo.
  4. Gli Stati membri incoraggiano i titolari dei diritti e gli organismi di ricerca a definire concordemente le migliori prassi per l’applicazione delle misure di cui al paragrafo 3.

L’articolo 3 punta a ridurre l’utilizzo di grandi mole di dati solo agli organismi di ricerca, quindi, principalmente alle università escludendo quasi totalmente start-up o altri organismi che usavano questi dati; per quanto possa sembrare un vincolo giusto per evitare che i nostri dati vengano utilizzati per fini economici si pensi che lo scandalo Cambridge Analytica è partito proprio dall’utilizzo di un’enorme mole di dati personali proprio per fini di ricerca.


Articolo 11

Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale.

  1. Gli Stati membri riconoscono agli editori di giornali i diritti di cui all’articolo 2 e all’articolo 3, paragrafo 2, della direttiva 2001/29/CE per l’utilizzo digitale delle loro pubblicazioni di carattere giornalistico.
  2. I diritti di cui al paragrafo 1 non modificano e non pregiudicano in alcun modo quelli previsti dal diritto dell’Unione per gli autori e gli altri titolari di diritti relativamente ad opere e altro materiale inclusi in una pubblicazione di carattere giornalistico. Essi non possono essere invocati contro tali autori e altri titolari di diritti e, in particolare, non possono privarli del diritto di sfruttare le loro opere e altro materiale in modo indipendente dalla pubblicazione di carattere giornalistico in cui sono inclusi.
  3. Gli articoli da 5 a 8 della direttiva 2001/29/CE e la direttiva 2012/28/UE si applicano, mutatis mutandis, ai diritti di cui al paragrafo 1.
  4. I diritti di cui al paragrafo 1 scadono 20 anni dopo l’uscita della pubblicazione di carattere giornalistico. Tale termine è calcolato a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla data di pubblicazione.

L’articolo 11 è una lama a doppio taglio, il suo obiettivo è dare una ricompensa economica alle testate giornalistiche o a chiunque pubblichi delle notizie, i cui articoli vengono condivisi o visionati in rete in forma di solo titolo e estratto, come succede con la condivisione su Facebook o accedendo alle notizie di Google, poiché gli studi dicono che l’80% delle persone non aprono il link in questione ma si basano solo sulle informazioni visionate in questa forma.

Anche in questo caso la normativa può sembrare sacrosanta, ma tenderebbe a ricompensare economicamente i produttori di Fake News, che non hanno sicuramente i costi di una testata giornalistica che controlla le notizie e si spende per dare informazione di qualità.


Articolo 13

Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti.

  1.  I prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno pubblico accesso a grandi quantità di opere o altro materiale caricati dagli utenti adottano, in collaborazione con i titolari dei diritti, misure miranti a garantire il funzionamento degli accordi con essi conclusi per l’uso delle loro opere o altro materiale ovvero volte ad impedire che talune opere o altro materiale identificati dai titolari dei diritti mediante la collaborazione con gli stessi prestatori siano messi a disposizione sui loro servizi. Tali misure, quali l’uso di tecnologie efficaci per il riconoscimento dei contenuti, sono adeguate e proporzionate. I prestatori di servizi forniscono ai titolari dei diritti informazioni adeguate sul funzionamento e l’attivazione delle misure e, se del caso, riferiscono adeguatamente sul riconoscimento e l’utilizzo delle opere e altro materiale.
  2. Gli Stati membri provvedono a che i prestatori di servizi di cui al paragrafo 1 istituiscano meccanismi di reclamo e ricorso da mettere a disposizione degli utenti in caso di controversie in merito all’applicazione delle misure di cui al paragrafo 1.
  3. Gli Stati membri facilitano, se del caso, la collaborazione tra i prestatori di servizi della società dell’informazione e i titolari dei diritti tramite dialoghi fra i portatori di interessi, al fine di definire le migliori prassi, ad esempio l’uso di tecnologie adeguate e proporzionate per il riconoscimento dei contenuti, tenendo conto tra l’altro della natura dei servizi, della disponibilità delle tecnologie e della loro efficacia alla luce degli sviluppi tecnologici.

Ora arriviamo ad uno dei tasti più complicati della direttiva infatti, l’articolo 13, è considerato anti-meme, il perché è presto detto: questo articolo vuole creare un sistema di Finger Printing (in italiano “Riconoscimento” ) per quanto riguarda tutti i prodotti coperti da diritto d’autore, tale sistema è già usato da siti quali YouTube o Facebook con algoritmi proprietari.

Il problema vero e proprio è andare a creare un sistema di riconoscimento univoco e unitario per tutta l’Europa, per poi andare a legiferare sul come e quando uno spezzone di un filmato, una foto o una canzone sia stata utilizzata come Fair Use (in italiano “uso o utilizzo leale, equo e corretto”) visto che in Europa non c’è una normativa che indichi esattamente quando ciò accade.

Su questo punto vi porto un paio di esempi per farvi capire meglio la situazione.

Questo meme è stato pubblicato da Nigel Farage, sulla sua pagina ufficiale, però, se fosse già in vigore l’articolo 13, il suddetto meme non sarebbe stato mai creato e pubblicato, perché l’immagine che vedete è coperta da diritto d’autore, ma il fotografo che ha fatto questa foto con essa ha raggiunto il grande pubblico avendo un tornaconto economico, che normalmente non avrebbe potuto avere. E’ qui che si basa la questione portata in campo da pagine che pubblicano meme: come si fa ha sapere se un’immagine presa da internet o da Meme Generator è protetta o meno dal diritto d’autore? E usare quell’immagine per creare un nuovo contenuto ne genera un altro? Le pagine che mettono il logo nelle loro immagine creano già un fingerprinter che è possibile usare per far eliminare le immagini da altre pagine che le usano senza inserire il credit?

Per ora ho parlato solo di immagini, per quanto riguarda i video, senza una chiara normativa, tutti i video Poop di Youtube potrebbero scomparire, per quanto siano prodotti originali atti a intrattenere, come potrebbero scomparire tutte le recensioni di film che contengono parti dei trailer o fotogrammi dello stesso, ciò limiterebbe molto la libertà di espressione, satira e di critica.

Io personalmente sono sfavorevole al testo così redatto, Wikipedia, tramite questo link vi da la possibilità di chiamare gli europarlamentari e rivolgere a loro le vostre critiche, mentre la CGIMConfederazione Generale Italiana dei Memers vi invita a utilizzare, nella vostra immagine di profilo, la maschera che trovate qui a destra, che ovviamente Facebook non ha fatto inserire tra le predefinite della piattaforma.

In ogni caso, prima di prendere qualisiasi decisione in merito a questa direttiva informatevi.

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Karon9006

Moderatore della pagina Facebook Sesso Droga e D&D e adesso anche autore su Mente Digitale.

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