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Gli Hobbit e la Contea

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Bentornati ancora una volta nella Terra di Mezzo, cari amici di Mente Digitale, stavolta, abbiamo un’ ospite di eccezione, la nostra Naomi, che ci spiegherà in maniera chiara e precisa chi fossero gli Hobbit, i quali probabilmente, erano il popolo che più era amato dal Maestro Tolkien.

Non risulta difficile comprendere perchè il maestro li amasse così tanto

DESCRIZIONE DI UN HOBBIT

Gli hobbit “sono (o erano) gente piccola, alti circa la metà di noi, e più minuti dei nani barbuti. Gli hobbit non hanno barba. Del resto, poco o niente di magico c’è in loro tranne il modo comunissimo con cui spariscono silenziosamente e velocemente quando gente grossa e stupida come me e voi capita lì attorno facendo il rumore di un elefante che essi possono sentire a un miglio di distanza. Tendono a metter su un po’ di pancia; vestono di colori vivaci (soprattutto di verde e di giallo); non portano scarpe, perché i loro piedi sviluppano piante naturalmente dure come il cuoio e un vello fitto, caldo e scuro come quello che hanno in testa (che è riccioluta); hanno lunghe, abili dita scure, facce gioviali, e ridono con risa profonde e pastose (specialmente dopo il pranzo, che consumano due volte al giorno, se ci riescono).”

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STORIA

L’origine degli Hobbit, o Mezzuomini, non è stata molto approfondita dall ’autore. È più che evidente la parentela che li lega agli Uomini, o Gente Alta, come li chiamano. Ma quale che sia esattamente questa parentela, ormai nessuno più può dirlo: gli albori della civiltà hobbit sono persi nei Tempi Remoti caduti nell’oblio; tempi di cui solo gli Elfi (sti egoisti…) conservano memoria, ma esclusivamente delle vicende concernenti la loro propria storia, in cui gli Uomini avevano ben poco posto e gli Hobbit niente del  tutto.

Gli hobbit al tempo delle avventure di Bilbo e Frodo non conservavano più alcuna memoria del loro luogo di origine, tuttavia dalle loro leggende più antiche è chiaro che un tempo, come molti altri popoli, al crescere dell’Oscurità, agli inizi della Terza Era, migrarono verso ovest. Prima dell’Epoca della Lunga Marcia, vivevano nelle vallate tra il fiume Anduin e le Montagne Nebbiose. Erano già divisi in tre razze a quei tempi: i Pelopiedi, gli Sturoi e i Paloidi (nella mappa  qua sotto sono segnati i percorsi che le tre razze compirono per raggiungere le terre ad ovest delle montagne).

Le migrazioni Hobbit

I Pelopiedi erano scuri, bassi e minuti, non portavano scarpe e non avevano barba. Preferivano la montagna alla pianura e avevano mani e piedi piccoli e agili (vi ricorda qualcosssa, vero tessssoro mio?).  Furono grandi amici dei Nani e i primi delle tre razze a migrare verso ovest attraversando l’ Eriador e giungendo a Colle Vento. Era la razza più tipica e caratteristica e di gran lunga la più numerosa. Da loro deriva l’abitudine a vivere in caverne e gallerie sotterranee.

Gli Sturoi erano tozzi e ben piantati, avevano mani e piedi più grandi e prediligevano la campagna e le rive dei fiumi. Erano i meno timidi, rimasero a lungo sulle sponde del Grande Fiume prima di seguire i Pelopiedi verso ovest, dirottando a sud lungo il corso del Rombirivo. Molti sostarono tra il Sarbad e i confini del Dunland prima di tornare nel Nord.

I Paloidi erano chiari di pelle e di capelli, erano più alti e magri e adoravano i boschi e le foreste. Erano i meno numerosi, più dotati per il canto e le lingue piuttosto che per l’artigianato. Giunsero nell’ Eriador valicando le montagne a Nord di Gran Burrone e costeggiando il Fiume Bianco e là si mescolarono alle altre due razze. Era la razza più spericolata e avventurosa, cosa che non è affatto tipica degli hobbit. I Tuc e i Brandibuck all’ epoca della storia di Bilbo avevano ancora questo temperamento tipicamente Paloide e per questo non godevano di buona reputazione.

Le etnie hobbit

La leggenda hobbit lascia il posto alla loro storia a partire dal 1601 della Terza Era, quando due fratelli partirono da Brea e, col permesso del Re Arvedui II, attraversarono il Baranduin (che ribattezzarono Brandivino) e occuparono le terre tra il fiume e i Luoghi Lontani, in cui sorgono i Porti Grigi degli Elfi. Gli hobbit si innamorarono di quel luogo e vi restarono, scomparendo nuovamente dalla storia degli altri popoli. Essi erano comunque a tutti gli effetti sudditi del Re del regno del Nord (Arnor). La Contea prosperava, gli hobbit vivevano in pace e protetti da nemici e pericoli, ma col tempo lo dimenticarono.

Quando la battaglia di Fornost contro il capo degli Stregoni di Angmar segnò la fine del Regno di Arnor, gli hobbit scelsero tra i loro capi un Conte, che li governasse sostituendo il re (da qui il nome della loro terra, la Contea).

Gli Hobbit sono un popolo pacifico, tuttavia è erroneo considerarli dei bonaccioni buoni solo a far festa e a rimpinzarsi di cibo. Vero, fanno entrambe le cose in abbondanza, quando sono del morale giusto, in tempi prosperi e specialmente con la giusta compagnia. Nel momento del bisogno, però, sanno rimboccarsi le maniche e stringere la cinghia, sono molto più resistenti di quanto non sembri ad un primo giudizio vedendo i loro volti allegri e ben pasciuti (cosa che meraviglierà sempre chiunque non li conosca bene) e hanno forza d’animo per combattere, nonostante abbiano dimenticato da tempo come maneggiare le armi (a parte fionda e arco). Sono tiratori dall’ ottima mira e lavoratori instancabili, quando ne hanno la necessità. Non amano l’acqua e le imbarcazioni, di qualsiasi tipo siano, e le evitano tutte le volte che possono farne a meno, ad eccezione delle famiglie che vivono “di là dall’Acqua” (oltre il piccolo fiume che scorre ai piedi della Collina), per la maggior parte Tuc e Brandibuck.

Al tempo delle vicende di Bilbo, nessun popolo della Terra di Mezzo ha più memoria dell’esistenza degli hobbit, ad eccezione dei Raminghi, i Dùnedain del Nord, che continuano a proteggere le terre selvagge attorno alla Contea e alle altre comunità hobbit nei paraggi (Brea e i villaggi circostanti al Bosto Cet) e ovviamente di Gandalf il Grigio. Elfi ,Nani ,Uomini e persino Ent hanno vissuto per secoli e secoli ignari dell’esistenza del Piccolo Popolo. L’unica antica memoria sugli hobbit è conservata dai Rohirrim, poiché arrivarono dal Nord, prima che il Re di Gondor concedesse loro le terre di Rohan, e avevano quindi sentito parlare degli “Holbytla”, piccole creature simili agli uomini, alti la metà di un uomo normale, che dimoravano un caverne e gallerie sotterranee.

 

TRADIZIONI E ABITUDINI

La loro tradizione più nota è forse quella di fare regali agli altri il giorno del proprio compleanno.
“A Hobbiville e a Lungacque ricorreva ogni giorno il compleanno di qualcuno: chiunque abitava da quelle parti aveva così la possibilità di ricevere almeno un regalo alla settimana, e malgrado la frequenza non ne erano mai stufi”. Gran parte dei doni era riciclata, ovviamente; molti erano oggetti di cui nessuno sapeva che farsene, di cui la reale funzione non si conosceva più, ma di cui non avevano voglia di disfarsi, che chiamavano Mathom.

La Contea

Gli Hobbit adoravano raccogliere collezionare e custodire oggetti, anche se non ne conoscono la loro reale funzione, tanto che nella cittadina di Pietraforata esiste addirittura un museo in cui vengono esposti mathom. Ci rimase esposta a lungo anche la cotta di mithril donata a Bilbo da Thorin Scudodiquercia, prima che Bilbo decidesse di andarsene il giorno del suo 111esimo compleanno.

L’altra loro abitudine più nota, è quella di fumare l’erba-pipa. L’autentica erba-pipa fu coltivata per la prima volta da Tobaldo Soffiatromba di Pianilungone attorno al 1070 del Calendario della Contea, ma da dove arrivasse quella pianta ancora non è certo. Si suppone però che l’erba non sia originaria della Contea e delle zone circostanti: a Gondor infatti cresce molto più abbondante folta e profumata che non al nord, ma gli uomini ne apprezzano solo il dolce profumo dei fiori. Certo è che gli hobbit furono i primi a pensare di metterla in una pipa e, come è ovvio, questo primato viene ancora conteso tra la gente di Brea e quella della Contea. La varietà più pregiata, comunque, si coltiva nel Decumano Sud della Contea, nella calda e riparata valle di Pianilungone.

 

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Prof Carbone

Insegnante Genovese di materie umanistiche e di italiano per stranieri. Nerd incallito, amante della tecnologia, del nuoto e della letteratura. Libri pubblicati: Vedrai chi sono Memorie dal nulla

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