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Le mummie, come ben sappiamo, sono corpi conservati di persone o animali morti. La parola originariamente fu coniata per definire la salme avvolte in bendaggi dell’antica civiltà egizia. In senso più ampio, però, qualsiasi cadavere che abbia conservato la pelle è da considerarsi una mummia. Se al momento della morte o della sepoltura si verificano determinate condizioni, le salme possono mummificarsi in maniera del tutto naturale. Questo può accadere nei luoghi umidi o paludosi, nella stretta morsa dei ghiacci perenni oppure in climi asciutti e ventilati attuando un processo di essiccazione. Le culture di tutto il mondo hanno messo a punto dei particolari metodi tradizionali di imbalsamazione in grado di produrre artificialmente questo risultato.
Gli antichi Egizi sono famosi per i loro sofisticati e imponenti riti funebri legati all’imbalsamazione ma non sono stati gli unici ad imbalsamare i propri morti.
In ogni cultura in cui viene praticata, solitamente la mummificazione ha un significato religioso, legato alla speranza della continuazione della vita dopo la morte. La conservazione del corpo del defunto in modo che rimanga riconoscibile è quindi legata alla credenza della rinascita e di una vita migliore nell’Oltretomba.
Ma da dove deriva la parola mummia? Secondo alcuni storici la parola mummia deriva dall’arabo e poiché le mummie egizie venivano trattate con resine molto scure gli Arabi ( che invasero l’Egitto nel VII secolo d.C) pensarono che fosse bitume e chiamarono questi cadaveri “ mummiya” che tradotto è, appunto, bitume.
“Il mio corpo è eterno, esso non perirà né sarà mai distrutto in questa terra”
( così termina l’incantesimo 154 del “Libro dei Morti”)
Dopo questa fin troppo lunga premessa passiamo ad una delle mummie che da sempre mi ha affascinato per la sua maestosità e il suo ottimo stato di conservazione. Sto parlando della mummia di Lady Dai il cui vero nome era Xin Zhui moglie del marchese Li Cang governatore del feudo imperiale di Dai durante la dinastia Han.
Forse non tutti sanno che le mummie nel miglior stato di conservazione si trovano in Cina. Sulla base dell’analisi dei ritrovamenti archeologici, gli scienziati hanno affermato che le tecniche di imbalsamazione nell’antica Cina erano nettamente superiori a quelle Egiziane.
Correva l’anno 1971 e la Cina, in piena guerra fredda, aveva dato ordine ad un gruppo di lavoratori di scavare a fondo in un area nei pressi della città di Chanesha ( capoluogo dell’Hunan, una provincia della Cina centro-meridionale) per costruire dei rifugi anti-aereo quando, tra lo stupore e lo sbigottimento di tutti, venne rinvenuto un enorme complesso funerario della dinastia Han.
La dinastia Han fu fondata dalla famiglia Lin e il suo imperò durò più di 400 anni ( dal 206 a.c al 220 d.C.) portando notevoli progressi all’interno del paese.
Dall’ interno della tomba vennero portati alla luce più di mille manufatti perfettamente conservati e, tra questi, il corpo di una donna perfettamente conservato; stiamo parlando di Lady Dai.
Come detto in precedenza il suo corpo fu rinvenuto in ottimo stato di conservazione poiché la nobildonna era stata avvolta in 20 strati di seta e giaceva in sei bare di legno poste una dentro l’altra, tutte meravigliosamente decorate, sepolte sotto spessi strati di stuoie di bambù e cinque tonnellate di carbone, probabilmente allo scopo di assorbire l’umidità e di mantenere la salma perfettamente asciutta. La tomba era stata quindi perfettamente sigillata con polvere di argilla per impedire all’aria di entrare. Quando il corpo della donna venne liberato dalle bende di seta e canapa in laboratorio i ricercatori si trovarono davanti ad un corpo in perfetto stati di conservazione lungo 1,54 centimetri per 34 chili di peso. Nonostante fosse stata sepolta per più di 2100 anni il corpo aveva mantenuto un certo grado di umidità, i tessuti molli sotto la pelle erano ancora morbidi ed elastici, le articolazioni erano perfettamente mobili, le ciglia ed i capelli erano al loro posto e perfino la membrana del timpano non era stata toccata dai processi di putrefazione. Dalle analisi risulta che anche il sangue all’interno di vene e arterie era ancora presente e, sfruttando il fatto che la nobildonna fosse in questo perfetto stato di conservazione è stato possibile effettuare sul corpo l’autopsia. Appena fu rimossa dal sepolcro, l’ossigeno compromise subito la conservazione della salma, infatti lo stato in cui si mostra oggi non riflette con estrema precisione quello in cui fu trovata.
L’esame autoptico ha rivelato che la nobildonna al momento della morte era in forte sovrappeso e soffrisse di mal di schiena. Dalle analisi risulta che la morte sia sopraggiunta all’improvviso sotto forma di attacco cardiaco probabilmente perché l’obesità della donna associata ad una vita sedentaria e piena di vizi aveva peggiorato un difetto cardiaco fino a quel momento latente.
Durante l’autopsia degli organi interni, i patologi hanno trovato nello stomaco e nell’intestino della donna 138 semi di melone non digeriti. Poichè i semi di melone richiedono almeno un’ora per essere digeriti, gli scienziati hanno concluso che la marchesa sarebbe morta poco dopo aver mangiato i frutti.
La storia ci racconta che questa nobildonna vivesse una vita molto stravagante. Presso la sua corte stanziavano poeti, musicisti e ballerini segno di raffinatezza e di opulenza.
Tramite in manufatti trovati all’interno del sepolcro gli archeologi hanno affermato che Lady Dai amasse vestirsi di seta e altri tessuti pregiati, inoltre era una grande amante della cosmesi e dei gioielli inoltre vennero ritrovati anche dei piatti che sicuramente contenevano cibi esotici e altre raffinatezze culinarie.
Oggi la mummia di Lady Dai riposa presso il Museo Provinciale di Hunan che accoglie migliaia di visitatori ogni anno che accorrono da tutto il mondo per ammirare questa incredibile testimonianza del passato, una piccola ma importante finestra sulla storia dell’antica Cina che ha ancora così tanti segreti nascosti nelle sue profondità da svelarci.