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Sta li Marsia, a quell’albero attaccato
Ogni pezzo di pelle è staccato
Monito di chi un Dio vuole sfidare
Come Aracne, la punizione non tarda ad arrivare
“Pulsano le vene; potresti contare
le viscere zampillanti e le fibre sanguigne.”
Il satiro ha scoperto quanto le divinità siano maligne.
Dentro l’Aulos con maestria soffiava
Oh, con che maestria quello strumento suonava!
Ma Apollo era invidioso
I denti stringeva da quanto era roso
Il semidio sfida, sputando per terra contro la divinità completa
Il signore della musica scende dal suo carro, con aria indispettita
Le muse fanno da arbitro, al vincitore un cupo premio spetterà
Dello sconfitto il suo destino deciderà
Il primo scontro è un pareggio tra il satiro con il flauto creato da Atena
E il dio irato, che non provava più alcuna pena
Allora Apollo cambia le regole a suo favore
“Vediamo se riesci a cantare e suonare” disse con furore
Marsia era condannato
Non si può cantare con uno strumento a fiato
Per questo è spacciato
Scorticato
Dissanguato
Macellato
Marsia alzò la testa contro chi non poteva altro che abbassarla da quanto era in alto
Ma in fondo, questo è sogno di ogni essere, superare ogni altro
Ed è per questo che Marsia morì
In una gelosia e superbia divina, il suo talento sparì
