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Strappare lungo i bordi, recensione SENZA SPOILER

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Strappare lungo i bordi, la nuova serie di Zerocalcare, fa ridere, fa riflettere, poi fa ridere ancora e alla fine ti entra dentro fino al cuore, andando a colpire dei nervi scoperti con una precisione chirurgica e riesce ad unire il pubblico in modo quasi sorprendente.

Strappare lungo i bordi, la nuova serie di Zerocalcare, ha iniziato a far parlare di sé ancor prima di essere disponibile su Netflix, perché le opere di Michele Rech riescono a unire il pubblico in modo quasi sorprendente. Infatti, in un panorama editoriale e fumettistico in cui è rimasto poco di genuino, i suoi fumetti, la sua ironia ficcante e la sua autenticità sono una boccata d’aria fresca.

Inoltre, durante la pandemia e i conseguenti lockdown, Zerocalcare ha tenuto compagnia a tutti con Rebibbia Quarantine: una serie di video animati pubblicati sul suo canale Youtube. Già da lì si era capito che c’era il potenziale per un progetto di più ampio respiro, e che avrebbe potuto essere anche di un certo spessore.

Conoscendo l’opera di Rech quindi, si sa che si va incontro a molte risate, a una narrazione brillante e a un livello di sensibilità non indifferente. Ma com’è davvero Strappare lungo i bordi?

Strappare lungo i bordi è una serie brillante per un target ben preciso

La serie, prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing, è composta da sei episodi brevi (tra i 15 e i 17 minuti), quindi si presta molto al bingewatching e anzi, l’ideale sarebbe proprio guardare tutti gli episodi di seguito per assaporare meglio l’atmosfera e immergersi fino in fondo nella storia.

Inizialmente la narrazione può sembrare frammentata, quello che racconta Calcare può dare quasi l’impressione di essere senza scopo, degli episodi scollegati che si tengono insieme con un filo di trama principale: la vita adolescente di Michele e dei suoi amici Sarah, Secco e Alice. La sua coscienza è rappresentata, come sempre, dall’Armadillo che è una perla di divertimento, sarcasmo e riflessione. Però, andando avanti con la visione, si capisce molto in fretta che nessuna scena è fine a sé stessa e la trama prende corpo battuta dopo battuta, esperienza dopo esperienza.

La cosa che non dovrebbe sorprendere, ma invece ci riesce, è che Strappare lungo i bordi non si limita a trattare una storia di vita, non è solo un percorso di crescita con tutte le sue difficoltà, è anche la rappresentazione grafica e narrativa del disagio di una generazione che ci ostiniamo a chiamare di “trentenni”, mentre ormai è alla soglia dei 40.

Perché è dura rendersi conto della realtà e fare pace col tempo che è inesorabilmente passato, con quelle porte ormai definitivamente chiuse e con la maggior parte dei sogni che sono rimasti sogni, ma a differenza di quello che pensano le generazioni precedenti, nessuno ha mai smesso di provare a realizzarli.

Strappare lungo i bordi fa ridere, fa riflettere, poi fa ridere ancora e alla fine ti entra dentro fino al cuore, andando a colpire dei nervi scoperti con una precisione chirurgica.

L’articolo continua dopo il trailer

Per essere chiari: un ventenne non capirebbe fino in fondo il significato intrinseco dell’opera, non potrebbe immedesimarsi in quello che è il significato del titolo e della frase “strappare lungo i bordi”, perché per un ragazzo di 20 anni quelle porte sono ancora aperte e a 20 anni senti di avere tutto il tempo del mondo. Nemmeno un “boomer” probabilmente apprezzerebbe un certo tipo di ironia, il target infatti sono quelle persone coetanee o quasi di Michele Rech, che hanno interiorizzato quello spleen e lo rivedono animato in questa serie.

Una serie ben fatta e realizzata da giovani

Se il target sono i 35-40enni, la realizzazione, che Zerocalcare dice aver coinvolto più di 200 persone, ha dato un lavoro e un’opportunità a moltissimi giovani artisti talentuosi che sui social hanno comunicato di aver orgogliosamente partecipato alla realizzazione della serie.

In questo modo Rech non solo ha solo realizzato un prodotto di qualità, ma l’ha fatto dando ai giovani quell’occasione che la generazione di cui lui parla non ha avuto. Questo è emblematico e, in un certo senso, è come se questa scelta consapevole riportasse la giustizia nell’universo. In modo che i 20enni di oggi non arrivino a sentire quella melanconia irrisolvibile alla soglia dei 40 anni.

Nella serie, piena di Easter Egg, ci sono diverse citazioni e personaggi che fanno dei cameo come quelli de La Casa di Carta, Stranger Things e Squid Game. In realtà per scoprirli tutti e per gustarli come si deve, ci vorrebbe una seconda visione perché nulla è lasciato al caso e non tutto è percepibile a una prima occhiata.

Nemmeno la colonna sonora è lasciata al caso, anzi è una delle più belle di sempre. La musica non si limita ad accompagnare, ma è protagonista con Band of Horses, Billy Idol, Tiziano Ferro, Manu Chao, anche se la sigla di apertura e alcuni dei brani sono del cantautore romano Giancane, che aveva precedentemente collaborato con Zerocalcare e il cui album omonimo della serie è già disponibile sulle varie piattaforme online.

Zerocalcare doppia ogni personaggio (tranne quello dell’armadillo che ha la voce di Valerio Mastandrea) e il risultato è simpatico e piacevole, proprio come in Rebibbia Quarantine. Qualcuno ha lamentato di non riuscire a capire il romano stretto, inoltre Calcare parla a una velocità incredibile, in questo caso probabilmente i sottotitoli possono essere d’aiuto.

In conclusione, possiamo dire che Strappare lungo i bordi ha alzato di molto l’asticella dell’animazione italiana, ed è un’opera destinata a rimanere nella storia dell’animazione e nei cuori di tutti quelli che non sono riusciti a seguire la linea tratteggiata.

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